LA PROFESSIONE ATTRAVERSO LA SCUOLA

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Secondo incontro con due ex studenti della Scuola Romana di Fotografia e Cinema

THE BOSNIAN IDENTITY di Matteo Bastianelli
L’INFERNO DI DANTE di Valentina Vannicola

Moderano il dibattito Lina Pallotta e Nazario Dal Poz

Mercoledì 22 Maggio 2013, ore 17:45
Scuola Romana di Fotografia e Cinema
Via Giosuè Borsi, 18 – Roma
Ingresso libero su prenotazione

Nel corso della serata verranno presentati gli ultimi lavori dei due professionisti, già vincitori di numerosi premi. Special video sulla Bosnia.
Seguirà dibattito sul loro lavoro e le loro esperienze.

I due libri sono stati pubblicati da Postcart Edizioni.

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Matteo Bastianelli, The Bosnian Identity

THE BOSNIAN IDENTITY è un viaggio nella memoria della Bosnia attraverso un intimo racconto della quotidianità delle famiglie e dei giovani segnati dalla guerra. In un percorso di autocoscienza tra l’orrore di un genocidio e il ricordo di una pulizia etnica, la Bosnia appare ancora una nazione sospesa tra passato e futuro, in bilico tra sogni di rinascita e spinte al nazionalismo. Dove sofferenze, speranze e humor nero delineano i tratti di una comune identità bosniaca, nata o forse solo sopravvissuta tra le ceneri dell’ex- Jugoslavia.

A vent’anni dall’inizio del conflitto, la Bosnia è un paese le cui ferite restano ancora aperte. Coniugando l’esperienza umana e quella professionale Matteo Bastianelli documenta “la triste realtà delle persone scomparse, le prove del genocidio di Srebrenica, ma anche i segni rimasti sulla pelle delle nuove generazioni: ragazzi cresciuti nel mito dei delinquenti di allora e sopravvissuti all’assedio più lungo della storia moderna.” (M. Bastianelli)

THE BOSNIAN IDENTITY nasce dalla necessità di non dimenticare, in questo modo la documentazione fotografica dell’autore diventa mezzo di riflessione sulla realtà. “Intrecciando un lavoro di documentazione visiva con la mia esperienza personale, nell’arco degli ultimi 4 anni ho tentato di raccontare la vita dopo la morte. Ho cercato me stesso identificandomi nei miei amici bosniaci, insieme sospesi tra una fatalistica accettazione del dolore e una grande forza di volontà”, così l’autore parla del suo lavoro fotografico che, con il bianco e nero delle immagini, restituisce un’interpretazione personale e autentica del passato recente, ancora lontano dall’essere superato.

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Valentina Vannicola, L’Inferno di Dante

Con un lavoro fotografico dal carattere fortemente ludico e visionario Valentina Vannicola “mette in scena” alcuni famosi episodi dei capolavori della letteratura universale. L’ultima narrazione con cui si misura l’artista è tra i massimi capolavori della narrativa di tutti i tempi: ‘L’inferno’ di Dante.

Attraverso una sequenza formata da 15 scatti (90×60) Valentina Vannicola coglie la sfida di interpretare visivamente le narrazioni su cui altri artisti prima di lei, dagli illustratori contemporanei di libri per bambini ai pittori ottocenteschi – si pensi alle tele monocrome di Henry Daumier dedicate al cavaliere della Mancha o alle incisioni di Gustave Doré sempre sul Chischotte e su ‘L’Inferno’ dantesco o ai magnifici disegni di Botticelli sempre sull’Inferno – si sono cimentati. 
La ripresa fotografica è l’ultimo e decisivo momento di un lavoro di regia di grande inventiva e originalità, di cui Valentina Vannicola segue minuziosamente tutti gli aspetti, dai costumi alle scenografie fino agli scatti finali, grazie soprattutto alla generosa partecipazione degli ‘attori’, gli abitanti del paese natale dell’artista nella Maremma laziale, i protagonisti di ogni sua storia.

Tutte le fotografie hanno come sfondo il paesaggio collinoso e brullo della Maremma laziale: qui viene composto il sandwich di coloratissimi materassi in cui la spocchiosa regina della fiaba di Andersen ha nascosto il pisello che rende insonne la modesta principessa; e qui sfilano Don Chisciotte, col suo ronzino, e Sancio Panza. La regia sapiente di tutte le fasi di elaborazione e produzione fino all’immagine finale, l’ironia e la visionarietà dello sguardo con cui l’artista si avvicina alle grandi narrazioni – siano esse fiabe o pietre miliari della tradizione poetica – e le risolve con inventiva e creatività, ed infine la maestria compositiva di ogni singola immagine rendono il lavoro di questa giovane fotografa radicalmente originale ed inventivo, estremamente personale e universale al tempo stesso.

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