“Snapshot” di Mauro Panci

“Snapshot” di Mauro Panci

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SNAPSHOT
di Mauro Panci

Vernissage Giovedì 25 Maggio 2006
ore 18:30
Scuola Romana di Fotografia
Via degli Ausoni 7/A

Spesso la gente guarda le fotografie con la segreta speranza di vedere qualcosa di nuovo, o di shoccante, o di clamoroso, o di vero, o di toccante. Questi aggettivi vengono riferiti, ovviamente e scioccamente, al soggetto delle immagini. Spesso, perciò, la gente non guarda le fotografie. Le buca con lo sguardo come se fossero fatte d’aria per cercarvi qualcos’altro – e quanto spesso si è detto e scritto a sproposito sulla “trasparenza” dei media fotografici.
Ora però noi abbiamo davanti una serie di istantanee (“snapshot” è il termine coniato circa 170 anni or sono da Sir John Hershel, lo scenziato che funse da consigliere per Henry Fox-Talbot, l’inventore inglese della fotografia), ma istantanee solo nel senso che Panci utilizza il mezzo della Polaroid, nato per l’esecuzione di fotografie in tempo reale, en plein air, bell’e pronte.
Usa un materiale che tradizionalmente nel 900 è servito alla realizzazione di opere d’arte in virtù della sua manipolabilità: può essere trasferito su carta, può essere alterato rimescolandolo, stirandolo, segnandolo, forandolo: si vedano i lavori di Lucas Samaras o Paolo Gioli.
Panci usa queste proprietà del materiale Sx-70 per aggiungere segni manuali, grafici – ma quanto più spesso nascostamente ideografici – alle sue immagini. E qui avviene l’alchimia: il tema è quella serie di oggetti tipici di una certa fotografia commerciale o di stock: chiamiamolo modernariato, o pensiamolo come il contenuto del baule della zia, non della nonna perché non è né antico, né vecchio, né però nuovo od odierno. Quale alchimia? si dirà. Questa: che non possiamo guardare attraverso queste foto! Cioè possiamo solo se riusciamo a distrarci dai colori e dalle luci, dalle messe a fuoco fortemente selettive, dai segni materici e luminosi imposti al materiale Polaroid, dalle composizioni tendenzialmente diagonali e asimmetriche. Se saltiamo questi elementi possiamo anche interessarci a quel bel frigo e tentare di trovarlo su E-bay. Altrimenti saremo presi dalla ricca trama di segni e, ripensandoci andremo a trovare la sedia di van Gogh, come pure i suoi girasoli materici; una pentola allungata alla Jean-Paul Goude, il segno dell’inquadratura riportato all’interno del frame, con evidente gusto metalinguistico e altri motivi di attenzione che avremmo perso se avessimo letto le foto di Mauro Panci come tante semplici snapshots di semplici oggetti. Ma noi siamo più svegli! Noi la fotografia la guardiamo con attenzione! No?

di Augusto Pieroni