Sony Award Photography 2016: intervista doppia ai nostri vincitori!

Sony Award Photography 2016… and the winners are: Alberto Alicata and Francesco Amorosino!

I nostri Alberto Alicata e Francesco Amorisono sono stati tra i trionfatori dei Sony World Photography Award 2016, tenutosi a Londra lo scorso 27 Aprile. Eccoli in un’intervista doppia per sapere tutto sulle loro aspirazioni, i loro esordi e i nuovi progetti per il futuro!

Alberto ALicata (1)

Alberto, Francesco, avete  vinto il Primo Premio rispettivamente nella categorie Staged e Still Life dei Sony World Photography Awards 2016. Ci raccontate il vostro progetto? A cosa vi siete ispirati e perché avete scelto una Barbie e un pomodoro?

Untitled designA: Il mio progetto è iniziato proprio tra le mura della scuola. Dovevo realizzare una serie di scatti still life, ma volevo unirli a qualcosa che fosse più affine al mio interesse: la moda. Da lì ho iniziato a pensare a qualcosa che contemplasse entrambe le cose. Guardando alcune foto di Guy Bourdin, ho pensato alla possibilità di raffigurare la donna sotto forma di una bambola, successivamente ho pensato alla bambola più famosa: la Barbie. Essendo soddisfatto del primo scatto ho proseguito fino a realizzarne.

francesco

 

Il mio progetto si chiama “Pomodori Migranti / Migrant Tomatoes”. Si tratta di una serie di still life in cui i soggetti, pomodori appunto, sono ritratti in una maniera inedita, ponendoli in un ambiente astratto e concreto al tempo stesso, umanizzandoli. I pomodori sono ancora sporchi di terra e sulla superficie si possono vedere le impronte di chi li ha raccolti. Si tratta degli ortaggi che ogni anno la mia famiglia compra per produrre la salsa fatta in casa che poi mangiamo tutto l’anno. I pomodori sono coltivati nei campi del sud e raccolti da braccianti, specialmente immigrati, pagati 1 o 2 euro a cassetta. L’anno scorso sono morte 13 persone nei campi per le alte temperature. Per questo ho deciso di avere uno sfondo scuro e una linea nera sporca di terra che fa pensare a un luogo di sepoltura. Ho usato lo still life per avvicinare queste tragedie a chi guarda le foto: chissà da dove arrivano le cose che mangiamo e quanta sofferenza contengono.

Più complicato fare uscire un’anima da una cosa inanimata (come avete fatto entrambi) o da una modella? Quali le differenze?

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Decisamente più difficile da una cosa inanimata, deve essere molto più profondo il significato che ci sta dietro, l’immagine singola o il progetto devono avere una storia alle spalle. Quando hai davanti una modella, il solo fatto di avere degli occhi davanti, ti fa partire già con l’idea dell’anima.

 

francesco

Penso che non si tratti tanto del dare un’anima a qualcosa che non ce l’ha, ma nell’emozionare chi quella foto la guarda. Si possono fotografare oggetti o persone e non donargli vita, oppure riuscire ad avvicinare quel soggetto talmente tanto a chi guarda da lasciarlo senza fiato. Personalmente, mi piace molto fotografare oggetti o porzioni di mondo dove non ci sono esseri umani, ma se ne avverte comunque la presenza. In ogni scatto alla fine ci sono sempre due persone: chi ha scattato e chi guarda. Io sono interessato a questo dialogo, e a volte avere una persona nella foto può essere una distrazione.

Ci raccontate il vostro percorso nella nostra scuola: cosa avete apprezzato particolarmente?
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La Scuola Romana di Fotografia e Cinema è stata fondamentale per il mio percorso e la mia crescita come fotografo, sia tecnica che culturale. Ho frequentato la scuola per due anni concentrandomi sopratutto su corsi di ritratto e moda. Ho apprezzato particolarmente la qualità dei corsi, questo grazie alla capacità e alla cultura di tutti gli splendidi professori che insegnano. Dalla teoria alla tecnica, sono stati gli artefici del mio bagaglio culturale come fotografo. Se oggi sono qui una grossa fetta di merito va alla mia Scuola.

francesco

 

Della Scuola ho amato la varietà di insegnamenti, l’avermi aperto mondi che non avevo mai esplorato, come la camera oscura o il visual storytelling di nuova generazione. Più degli aspetti tecnici, ho apprezzato la possibilità di sperimentare e di essere guidato nel mio percorso. Il confronto con i docenti e gli studenti poi è stato importantissimo e mi ha spronato a dare il meglio anche in materie che sentivo meno affini alla mia sensibilità.

La prima volta che avete preso una macchina fotografica in mano?

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Non ho idea di quando fosse la prima volta, penso molto piccolo, mio padre era un appassionato. Credo che la mia prima macchina fotografica sia stata una di quelle con il solo pulsante di scatto a pellicola che trovavi nelle scatole dei detersivi, ma a 5/6 anni cosa potevi volere di più?

 

francesco

Non ne sono sicuro. Tutto è iniziato con le gite scolastiche e poi all’università la sperimentazione è diventata qualcosa di necessario, fino ad aver vinto il primo concorso e ad aver deciso che la fotografia era qualcosa di veramente importante per me.

La cosa che apprezzi di più dell’altro

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Ho scoperto Francesco solo grazie al concorso, pur avendo frequentato entrambi la scuola. Al di là della sua bravura come fotografo, è stato un ottimo vicino di stanza a Londra e un ottimo compagno di viaggio! Il suo progetto, nella sua semplicità, è carico di significato, racconta una storia di reportage attraverso lo still life. Grazie alla cultura e alla raffinatezza che possiede è riuscito a renderlo così profondo.

francesco

Di Alberto apprezzo la creatività, l’ironia e il coraggio di mettersi in gioco. Il suo progetto è nato proprio a scuola e lui ha continuato a svilupparlo anche dopo e l’ha proposto a un concorso così importante. Ho visto nascere a scuola progetti meravigliosi che sono morti il giorno dell’esame. Questo è uno spreco vergognoso. Con il suo lavoro Alberto ha anche dimostrato una conoscenza della fotografia che va oltre gli stereotipi includendo nella sua serie autori non scontati come la meravigliosa Shirin Neshat.

Le vostre aspirazioni come fotografo, dove vi vedete fra 5 anni?

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Solitamente vivo di giorno in giorno e intanto mi godrò questo premio ancora per un po’! L’aspirazione è quella di continuare a fare della mia passione il mio lavoro per il resto della vita. Credo che poter vivere della tua passione sia già la conquista e la fortuna più grande. Cinque anni sono tanti, e con il Sony Awards ho capito che le cose possono cambiare all’improvviso, sicuramente spero di essere ancora qui a parlare di fotografia!

 

francesco

Questa domanda l’ho sempre odiata! Non sono capace di rispondere, il futuro è così malleabile e incredibile. Chi l’avrebbe detto che quest’anno sarei salito su un palco con una statuetta scintillante in mano? Quello che desidero comunque è riuscire a vivere con la fotografia lavorando a progetti commerciali e continuando a sviluppare i miei progetti personali. Vorrei trovare una galleria importante che si prenda cura del mio lavoro e mi aiuti a diffonderlo.

Dove possiamo vedere i vostri lavori in Italia?

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Il mio progetto sarà esposto in Italia per la prima volta dall’11 Maggio e fino a Luglio presso la galleria DaDAEAST a Milano. Per seguire e vedere tutti i miei lavori potete anche visitare il mio sito www.albertoalicata.com o seguirmi su Instagram e Facebook come albertoalicata.

 

francesco

 

Alcune mie stampe sono esposte in modo permanente presso la galleria Gallerati di Roma, mentre a giugno parteciperò a una collettiva molto importante sempre a Roma presso la galleria White Noise. Vi invito comunque a visitare il mio sito web www.francescoamorosino.com dove potrete visionare i miei lavori e alcuni testi per approfondire diversi argomenti. Se invece passate da Londra, la mostra alla Somerset House dura fino all’8 maggio!

 

Ancora grazie a Francesco e Alberto, alla loro sensibilità, la loro perseveranza e la grande passione che ha fatto sì che tutto potesse trasformarsi in qualcosa di tangibile e importante.

Ad maiora!